A seguito di una residenza artistica in uno dei tanti paesi d’Appennino protagonisti del fenomeno dell0 spopolamento, l’artista conduce una ricerca tra materiali d’archivio per dar via alla produzione della sua opera.
Il ritrovamento di un censimento datato 1415 è il punto di partenza: in località Cereggio, arroccato su di un colle che affaccia sulla Valle dell’ Enza, nell’Appennino Reggiano, gli Estensi dichiaravano abitare “15 bocche e 2 case” presumibilmente a causa della morfologia del territorio, prevalentemente selvaggio.
Oggi come allora, gli abitanti della Montagna restano pochi ma la loro presenza condiziona il paesaggio fino al limite del bosco. Durante la sua residenza, Alessandra Calò conduce una mappatura dettagliata (ispezione-catalogazione-studio) sulle erbe spontanee che dalla sede di residenza arrivano fino al limite del bosco. Origini lontane, proprietà fitoterapiche, veleni…
Da qui l’idea di realizzare un erbario. Oltre ad essere una preziosa raccolta di esemplari vegetali (hortus siccus) è anche l’oggetto che lo custodisce. Già tra il XV e il XVI secolo, quando le tecniche di stampa non si erano ancora pienamente affermate, la realizzazione delle tavole botaniche, veniva fatta attraverso la matrice naturale della pianta stessa.
Attraverso l’antica tecnica di stampa ai sali di ferro l’artista realizza una serie di opere su carta, dove le erbe spontanee – spesso sconosciute dagli attuali residenti ma note in epoche remote come rimedi fitoterapici – saranno le protagoniste.
Il risultato finale è ERBARIO MISTICO d’APPENNINO: una raccolta di callitipie stampate a mano, utilizzando le piante stesse come negativi. L’ opera, avrà un doppio valore: se da una parte sarà l’Appennino stesso a regalarci la materia prima, dall’altra avremo un vero libro d’artista stampato con antiche tecniche legate alla storia della fotografia.
Ancora una volta l’uomo e la natura si incontreranno a metà strada per creare insieme un’opera d’arte.