L’opera nasce come omaggio ad Anna Atkins e Constance Fox Talbot, le prime due donne che hanno realizzato fotografie e libri illustrati utilizzando immagini fotografiche. Lo studio del loro lavoro mi ha dato la possibilità di approfondire la ricerca sulle prime tecniche di stampa come calotipia e cianotipia.
Si tratta anche della mia personale riflessione sul concetto di “immagine latente”. Infatti, attraverso l’utilizzo di emulsioni fotosensibili, ed in assolute condizioni domestiche – quasi a voler ricreare le azioni che compivano queste artiste nel XIX secolo – ho voluto impressionare su lastra frammenti di immagini femminili, che assomigliano più alla materializzazione di un sogno che ad un ritratto fotografico vero e proprio. Il processo di stampa – in questo caso ai sali d’argento – mi ha permesso di confrontarmi con l’elemento naturale, oltre che con quello casuale, facendo emergere la difficoltà e l’umanità del processo, che non possiede tra i suoi requisiti la precisione o l’assenza di difetto. Il concetto di tempo e la trasformazione da qualcosa di immateriale ad una forma visibile rimangono gli aspetti centrali del mio lavoro, e mi permettono di riflettere e dialogare costantemente con quelle che sono le qualità materiali del medium fotografico.
Le protagoniste di Les Inconnues possono essere considerate, in un certo senso, il risultato di un’indagine e il tentativo di tornare indietro nel tempo, quasi a voler prendere contatto con le protagoniste femminili della storia della fotografia.
The work was born as a tribute to Anna Atkins and Constance Fox Talbot, the first women who using the photography to make illustrated books. The study of their work gave me the opportunity to research and using the first printing techniques such as calotype and cyanotype. The project is also my personal reflection about “latent image” concept: I wanted to impress on the glass, parts of female portrait, which seems more like the dream materialization then a real photo portrait. The printing process – the use of handmade photosensitive emulsions, like a recreate the same conditions in which artists worked in the nineteenth century – allowed me to compare myself with the natural element and random element, pointing out the difficulty and the humanity of the process, where the defect is a first characteristic.
The presences of Les Inconnues can be considered the result of an investigation and the attempt to go back in time, as if I wanted to get in touch with women of the history of photography.
Les Inconnues, 2018
XIV Giornata del Contemporaneo, Madrid
Installation, gelatine silver and calotype printed on crystal layers,
30x30x6