L’artista indaga la propria storia familiare attraverso due distinte eredità, un archivio fotografico di ritratti di famiglia e uno radiografico. Da qui nasce NDT, acronimo di No Destructive Testing: è questa la dicitura apposta sulle lastre radiografiche, per indicare che il metodo non ha alterato l’oggetto e che la necessità di indagare non ha pregiudicato l’integrità del corpo. Riportata sul piano della genealogia familiare, la metafora descrive l’approccio dell’artista che non intende modificare il decorso delle storie personali ma in qualche modo osservarle, attraversarle quasi in controluce, ricordando le proprie radici prima di proiettarsi verso il futuro. Come in una frattura, in questi ritratti di famiglia si ricompongono frammenti ormai consumati dai traumi del tempo. Ma grazie all’intervento non distruttivo, i volti antichi e sconosciuti prendono nuova forma sotto la visione offuscata, e a volte accecante, della lastra radiografica.
L’installazione è composta da pezzi unici, tutti soggetti facenti parte della famiglia dell’artista da tre generazioni. È un omaggio alla memoria familiare e alla conservazione dell’immagine, alle famose quanto desuete carte de visite.
In NDT prende forma il concetto di album come pubblicazione dell’intimo, nonché ricerca sociale ed estetica di un’epoca che ha visto nascere la fotografia.
NDT means No Destructive Testing.
This is the acronym used after the first X-ray test to indicate that the method did not alter the object and that the necessity to investigate did not affect the object integrity.
Transferred into the family genealogy level, the metaphor describes the approach of the artist that doesn’t intend to modify the unfolding about personal stories but observe them, cross them almost against the light, remembering their “roots” before projecting them into the future.