KOCHAN | Spazio Lavì – ArtCity, Bologna

12.01.2023

dal 28 gennaio all’11 febbraio 2023 KOCHAN, progetto fotografico di Alessandra Calò, sarà ospite presso la galleria Spazio Lavì – di Monica Manfrini e Piero Orlandi. – durante le giornate di ArteFiera, in occasione di ArtCity, la collaterale di arte contemporanea estesa in tutta la città. L’esposizione bolognese è curata da Alessandra Sarchi, scrittrice e critica d’arte, e sarà accompagnata da un catalogo con testo critico, edito da Spazio Lavì.

Scrive la curatrice: “Cosa unisce una mappa o una carta geografca oggetto bidimensionale, perlopiù ricavato su carta, al corpo umano, pulsante senziente, vivo e di carne? In apparenza poco. Tuttavia fin dal Medioevo e poi nel Rinascimento sono state realizzate riproduzioni del corpo umano che lo
iscrivevano in una sorta di ordine cosmico, collegandolo non solo alla Terra ma anche agli astri, e così per esempio le vene diventano fumi, il corpo umano era il microcosmo che riproduceva il macrocosmo. Non so se Alessandra Calò, quando nel 2016 ha iniziato il progetto Kochan, avesse presente questi esempi che si trovano in libri miniati e fogli di umanisti; sappiamo che la memoria visiva si nutre delle fonti più disparate e lavora di analogie e correlazioni anche quando non ce ne rendiamo conto. La sovrapposizione che Alessandra Calò opera fra carte geografiche e il proprio corpo fotografato, da una parte, richiama il desiderio di centratura che illustri antenati umanisti hanno esplorato, dall’altro proprio perché l’idea di confine, di margine, di centro e periferia è da lei messa in discussione critica – come da tutto il migliore pensiero critico novecentesco e postcoloniale istituisce un rapporto nuovo fra il paesaggio e il corpo riprodotti. Calò lavora con materiali d’archivio, vecchie carte, che evidenziano come i confini e le denominazioni cambino nel tempo, come la geografa disegnata sia tutt’altro che definitiva. Allo stesso modo, il corpo cambia, si allarga o restringe, si smussa o si afla, si copre di segni, cicatrici, muta piano piano la forma e il rivestimento, la pelle. Così il tentativo di legare l’identità individuale a una facies definita è destinato a fallire, l’identità resta sempre un’approssimazione

Il volto, gli arti e l’intero corpo della medesima persona non sono gli stessi nelle diverse fasi della sua vita. Il carattere che le immagini fotografiche prodotte da Alessandra Calò ha realizzato è quindi piuttosto quello della metamorfosi, dello sconfinamento costante. La componente non esplicitata, ma fondamentale di questo progetto, è infatti il tempo. Se la fotografa fissa il momento – e nel fissarlo ne decreta anche l’essere già accaduto, passato, sicché qualsiasi ritratto è sempre postumo – Calò sembra lavorare proprio in direzione opposta a questa contrainte: la geografa non è un dato fisso, ma l’interazione perenne di molti elementi cosiddetti naturali e antropici, il corpo che emerge o si sovrappone a questi lacerti di luogo è altrettanto frammentario e per questo, più che indicare o descrivere, evoca. E cos’è l’evocazione se non la forma più rispettosa del mistero nel rapporto fra il reale e le sue rappresentazioni? La forma più prossima alla ritualità religiosa o magica da cui probabilmente sono scaturite le primissime immagini prodotte da sapiens. Per questo il lavoro di Alessandra Calò, ispirato nel titolo al protagonista di Confessioni di una maschera di Yukio Mishima, è svelante, nel senso che accoglie il velo, la maschera, la deformazione che ogni rappresentazione produce, come l’unico modo di darsi di una fare artistico in cui la fotografa si contamina con altre tecniche, e l’oggetto fotografato non è più, e solo, quello visto, ma quello sognato e immaginato.

Lavì! City
www.spaziolavi.it
Bologna, Via Sant’Apollonia, 19/A


Dal 28 gennaio all’11 febbraio 2023 – inaugurazione giovedì 28 gennaio, ore 17,30.

Tutti i giorni 17,30-19,30 / 2, 3 e 5 febbraio dalle 16 alle 20, 4 febbraio dalle 16 alle 23.

Catalogo in galleria

Commenti